
Immagine presa dalla rete. Un ringraziamento speciale all’autore che ha rappresentato esattamente ciò che avrei disegnato io.
A a due giorni dalla carneficina, leggo ancora polemiche sulla “solidarietà virale”. Siccome anch’io, su fb, ho fatto la mia parte, condividendo le immagini che ho ritenuto più espressive, voglio dire la mia.
Dire #iosonocharlie significa essere solidali con chi è morto perché si esprimeva con delle vignette, essere vicini a chi è stato privato di un affetto, battersi per la libertà e si, anche avere un pizzico di coraggio, perché scendere in piazza con quel cartello, potrebbe esporre a beccarsi magari anche solo la sassata di qualche emulo fanatico. Significa anche, secondo me, essere vicini a chi, in questo giorni, deve continuamente ripetere “non nel mio nome”, perché, l’odio si alimenta proprio con queste carneficine.
Ma non significa, almeno per me, condividere gli eventuali eccessi e le cadute di gusto del giornale.
Insomma, essere solidali non significa essere tutti uguali: significa essere vicini e urlare “non abbiamo paura”.
Adieu.
Kali