Sicilia,
terra dell’Orso,
fuoco che la brucia in estate,
acqua che la trascina via in autunno.
Una "Sarno" senza vittime, per fortuna,
una "Sarno" di cui non si parla, perché non ci sono funerali.
E invece le vittime ci sono.
C’è il fango da togliere con le ruspe,
ma nelle viuzze strette ed in pendio, quelle non arrivano.
C’è la piazzetta della chiesa trasformata in palude
e la porta del “tempio”, sprangata dai cadaveri degli alberi trascinati via.
Ci sono le case cadute, antiche testimonianze di un’architettura sopravvissuta al tempo ed ai terremoti,
ancora abitate, anzi, adesso non più.
C’è il negozio allagato dell’anziana signora Cettina,
salvata dai compaesani, che l’hanno portata fuori seduta sulla sedia dalla quale si alza a fatica.
C’è l’officina del giovane che non è voluto emigrare al nord, ed aveva costruito qui il suo futuro, la sua speranza,
speranza che adesso è affogata nel fango.
C’è la contrada di Papà Orso,
trasformata in deserto
e delle sue terrazze non sappiamo ancora nulla, perché la strada è franata e non si possono raggiungere tutte.
C’è mio nipote di 13 anni, che tra quei limoni ci vive che mi ha detto:
“Zia c’è un deserto”
Che danni avrà fatto, il fiume di fango,
oltre avergli allagato la casa, staccato il telefono , l’elettricità ed impedito di andare a scuola?
Papà Orso guarda tutto da lassù..
E noi, da qui pensiamo che,
la bufera non è ancora passata…
Kalispera
Aggiornamento del 1° Novembre.
AGRUMETO "PORTELLA" (terrazze larghe poco più di un metro e alte più di due: dalla strada si vedono muri a secco crollati: impossibile, per ora, una verifica più accurata.
AGRUMETO GRANDE: un’intera terrazza, larga circa 5 metri, lunga 15/20 metri (se non di più) ed alta 1 (qui sono più basse) è stata attraversata da un vero e proprio fiume.
Il muro a secco è crollato e molte piante di limone stanno per cadere.
Grande desolazione,
grande rabbia,
infinita tristezza
e la data, non aiuta…
La ricognizione continua…
Aggiornamento del 2 Novembre
Un pensiero speciale per Papà Orso, che se ne andava proprio nove mesi fa.
Un pensiero a tutti coloro che sono passati nella mia vita
e poi ne sono usciti per andare altrove.
Aggiornamento del 3 Novembre
Una giovane coppia, ha perso la casa: sono amici dell’Orso.
Hanno perso tutto, tranne la vita, per un caso, per il destino…chissà.
Lei era nel suo piccolo negozio devastato dall’alluvione, Lui al lavoro, i bambini fuori.
Lacrime, rabbia e volti scavati, ma ovviamente contenti di esserci ancora.
Se pioverà per più ore di seguito, l’esercito e la protezione civile sgombereranno il paese…TUTTO.
La montagna rischia di seppellirlo nella sua interezza.
Un paese ancora vivo,
abitato.
Poche le case che si animano solo per le feste o in estate: sono quelle di chi è andato via, ma torna sempre.
" I Morti" è una festa molto sentita: per il due chiudono le scuole, nonostante non sia più una festa nazionale.
Un paese che è la foto dell’Italia di trent’anni fa,
dove le vie strette sembrano stringersi in un abbraccio,
i balconi sfiorarsi,
i panni stesi tra le case, danzare nel vento.
Un paese dove la chiesa significa incontro e tradizione,
la piazza ritrovo e comunicazione,
il bar, le carte e, adesso, le partite in TV.
Un posto dove la solidarietà si stringe intorno a chi soffre,
fa gioire per ogni nascita,
fa piangere per ogni perdita.
Dove ci si affaccia se passa una sposa e la si va ad aspettare in chiesa, anche se non c’è nessun legame di parentela.
Un paese dimenticato dalla grande città di cui è remoto quartiere
e per questo dimenticato.
Un paese che rischia di scomparire in pochi attimi
ed a questo, non riesco a pensare.